Alla (ri)scoperta del rosso “Pugnitello”

Autoctono è ormai una parola molto trendy quando si parla di vino e del vitigno da cui è stato ottenuto, anche se il termine, nel suo significato, cioè l’essere del luogo, abbraccia il mondo animale, la geologia, le popolazioni: si pensi a indigeno e aborigeno. Vitigno autoctono è quindi, detto alla toscana, il vitigno del posto, di lì, e c’è uno stretto e storico legame con quel suolo.

In Toscana ci sono circa una trentina di vitigni autoctoni usati per fare vino, uno di questo è il pugnitello, chiamato così per la forma a pugno del grappolo, e riscoperto una ventina di anni fa.

L’azienda Agricola San Ferdinando, siamo in Val di Chiana, è specializzata nella coltivazione degli autoctoni e il Pugnitello lo produce in purezza, combinando la complessità della sua personalità con la lavorazione in legno. Il Pugnitello IGT Toscana 2018 dell’Azienda San Ferdinando brilla nel calice di rosso carminio, dilaga con profumi di rosa canina, violetta, erbe officinali, idea di fresia, poi rabarbaro, tenue speziatura e soffio di cuoio. Al palato offre ampiezza vellutata nel tannino, con effetto tonico in alcol e stuzzicante spunto di fruttata freschezza nel medio palato, il finale di bocca ha sfiziosi echi balsamici.

È un vino “gastronomique”, direbbero i cugini d’oltralpe, quindi può maritarsi con variegate espressioni culinarie, abbracciando più portate di un menù: dagli antipasti con ricchi salumi toscani, ai primi piatti di cacciagione e selvaggina, crea magica sintonia con le grigliate miste di carne rossa, con il quinto quarto, dalla cioncia a frattaglie, trippe e rigaglie in umido. È il vino che ha affinità con il foliage che si sta approssimando.

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